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Mostra Wainer Vaccari. Certezze Soggettive alla Galleria Civica di Trento

La Mostra Wainer Vaccari. Certezze Soggettive in corso alla Galleria Civica di Trento: gli orari, i periodi, il costo dei biglietti e le opere, la sede espositiva.

Mostra Wainer Vaccari. Certezze Soggettive Rovereto
Wainer Vaccari. Certezze Soggettive - Galleria Civica Trento, Via Belenzani, 44 - Trento

(Foto: Francesco Arena Barra (Francesco), 2021 Courtesy l’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano)

Mostra in corso dal 20 novembre 2021 al 27 febbraio 2022

La Galleria Civica di Trento ospita 9 artisti di cui 8 hanno realizzato una Wainer Vaccari. Certezze Soggettive site specific mentre l'ultimo interagisce direttamente con il Ciclo dei Mesi del Castello del Buonconsiglio.

Comunicato stampa della Mostra Wainer Vaccari. Certezze Soggettive

Più di trenta opere e un prezioso nucleo di disegni mettono in luce la continuità che caratterizza il lavoro dell’artista modenese, in bilico tra indagine psicologica e surrealtà, tra sogno e gioco, tra finzione e cronaca. La mostra presenta un significativo spaccato della produzione di Vaccari: gli esordi, gli anni Ottanta e Novanta e le opere più recenti. Presenti lavori inediti provenienti da collezioni pubbliche e private. A Trento, fino al 27 febbraio.

La mostra è dedicata alla memoria di Carl Grosshaus.

In un momento di generale interesse per la pittura figurativa, sia a livello museale sia collezionistico, il Mart contribuisce con le sue mostre a uno dei dibattiti più attuali.

Negli spazi della Galleria Civica di Trento, dopo la mostra Ciò che vedo. Nuova figurazione in Italia, proposta nel 2020, è la volta della personale su Wainer Vaccari.

Il progetto è stato anticipato da un Focus estivo allestito a Rovereto. In quell’occasione Vaccari era stato invitato dal Presidente Sgarbi a dialogare con la grande esposizione su Raffaello, Picasso, de Chirico e Dalí, nell’ambito della linea di ricerca dedicata al confronto tra la contemporaneità e il passato.

Dal 20 novembre al 27 febbraio, la mostra curata da Gabriele Lorenzoni propone una rilettura del lavoro di Vaccari la cui attività è emersa negli anni Ottanta, decennio profondamente segnato dalla pittura figurativa. Nonostante l’adesione al linguaggio mediale più in voga, il lavoro di Vaccari sfugge alle definizioni e si colloca in uno spazio del tutto personale, slegato dalle correnti del momento.

In mostra, oltre trenta opere e un prezioso nucleo di disegni tracciano la parabola di una continuità che caratterizza l’opera dell’artista dai suoi esordi negli anni Ottanta fino alla fine degli anni Novanta, momento in cui decide di intraprendere strade differenti. Tra il 1999 e il 2015 infatti Vaccari si allontana dal percorso di stretta osservanza figurativa fino a quel momento seguito per farsi contaminare da ricerche ai confini dell’astrazione.

Come un fiume carsico, soggetti e atmosfere dei primi decenni riaffiorano però nei lavori degli ultimi anni, a partire dal 2016, con rinnovata urgenza espressiva.

La mostra si gioca sul sottile filo di questa “andata e ritorno”, nella quale è racchiusa una delle esperienze più autonome della pittura figurativa italiana contemporanea.

Nel percorso espositivo i dipinti dei due periodi sono mescolati, preferendo accostamenti tematici e stilistici più che cronologici. Alla ricerca della continuità espressiva. Ne è un esempio il costante ritorno di soggetti molto enfatici: si tratta di personaggi plasmati su ritratti dell’artista e della moglie. Note biografiche estrapolate dal tempo e nel tempo e rielaborate attraverso il filtro della memoria.

Pur nella coerenza di temi, la produzione della fine del millennio presenta contorni più definiti, colori piani, pennellate più piatte; quella più recente è invece caratterizza dall’inserimento di tratti più franti, da scomposizioni della forma e da sovrapposizioni di tocchi pittorici.

Significativa e meno conosciuta è la sezione dedicata ai disegni. Vaccari disegna incessantemente, da sempre; quello rappresentato in mostra è quindi un prezioso e microscopico esempio della sua vastissima produzione. Si tratta talvolta di bozzetti e schizzi, altre di caricature, ma più spesso si tratta di idee, spunti, disegni realizzati senza una precisa finalità.

Tra le varie sezioni della mostra, emerge probabilmente quella dedicata ai ritratti maschili, posta nel piano interrato della Galleria. Come in una quadreria, gli sguardi dei protagonisti seguono in maniera quasi disturbante il passaggio del visitatore. Elementi più classicheggianti, nelle composizioni e nelle pose, si mescolano a dettagli assolutamente contemporanei, come volti e tagli di capelli.

Nella dimensione onirica e sospesa delle sue pitture, Vaccari ha perfetta coscienza della Nuova oggettività tedesca, così prossima al Realismo Magico dei grandi maestri di Novecento di cui il Mart conserva i capolavori e dei quali ha organizzato diverse mostre, tanto nel passato quanto in anni recenti. Nonostante la profonda conoscenza della pittura dei maestri antichi e coevi, Vaccari mantiene un’autonomia che è anche solitudine, auto-esclusione dalle mode, che lo rende difficilmente inquadrabile.

L’aspetto che connatura maggiormente la ricerca pittorica di Wainer Vaccari è quella grammatica visiva che dagli anni Ottanta segnerà profondamente il suo percorso portandolo a delineare un proprio universo visivo popolato da una serie di personaggi quasi “felliniani”, dissonanti e ironici, inquadrati in scene ben definite.

Nelle pose, nelle proporzioni, nelle composizioni pittoriche e nelle espressioni dei protagonisti la forzatura del reale è sì straniante e parossistica, ma non al punto di rendere implausibile la scena.


Spiega il critico Carlo Sala nel catalogo che accompagna la mostra: “L’artista mette in scena una sua personale commedia dell’arte dove i personaggi non hanno un copione preciso, ma seguono un canovaccio con dei caratteri che ritornano nei vari dipinti anche a distanza di anni e che hanno accompagnato senza sosta l’artista dai primi anni Ottanta fino agli esordi del nuovo millennio per poi ripresentarsi nelle indagini dell’ultima fase avviata nel 2014. Appare evidente come queste figure siano la sintesi di una pluralità di istanze provenienti da varie tradizioni estetiche, ma anche dalle reminiscenze dell’infanzia e dai rimandi alla quotidianità dell’artista. […] Ogni fonte, evocata o ripresa nelle opere, perde ogni “laccio” filologico per piegarsi all’arbitrio visionario del pittore”.

Realizzati in due secoli diversi i quadri della prima fase e quelli della seconda sono accomunati da rappresentazioni surreali, gesti privi di senso, allusioni sessuali, ambientazioni metafisiche, atmosfere sospese.

Tra personaggi che spiano o si nascondono e sguardi torvi, la mostra si chiude con l’opera scelta come immagine guida, La Tuffatrice, e con un Autoritratto del 1982 che, oltre a essere il quadro meno recente tra quelli presenti, è un’opera-manifesto. Qui Vaccari viene morso al cuore dal dio Pan che rappresenta la natura pagana e libera della sua infanzia in Svizzera.

WAINER VACCARI

Wainer Vaccari nasce a Modena l’8 dicembre 1949. Dopo essere emigrato, a seguito della famiglia, per nove anni nella Svizzera tedesca (1956-1965), rientra in Italia.

La sua formazione autodidatta si indirizza su Picabia e Duchamp mentre lavora per alcuni anni (1967-1971) come illustratore per le Edizioni Panini di Modena. È il tempo delle Neoavanguardie, ciononostante Vaccari rimane fortemente colpito, nel 1968, da una mostra sulla Nuova Oggettività tedesca. In seguito esegue diverse opere ad olio in quella direzione, credendo sempre più nell’affermazione di una pittura figurativa che lo porterà a uno studio approfondito dell’arte del passato e soprattutto della pittura ottocentesca. In particolare negli anni Settanta è stimolato da Christian Schad, dai lavori della pittura Metafisica e dai pittori Iperrealisti americani.

Gli anni 1982-84 sono decisivi per la sua carriera. Ad essi risalgono le prime importanti mostre, in cui presenta opere di grande formato e di forte impatto, che suscitano un immediato interesse di critica e di pubblico. I quadri di Vaccari assumono caratteri maestosi animandosi al contempo di misteriose atmosfere, con un evidente lavoro di confronto con Velasquez, Rubens, Böcklin (il quale rimarrà un suo costante punto di riferimento) e in perfetta coincidenza temporale con il ritorno alla pittura attuato dal gruppo degli Anacronisti (da Mariani a Bulzatti). Sostenuto da una non comune tecnica pittorica Vaccari affronta con notevole disinvoltura composizioni sempre più ardite. Rilevante è l’incontro con il gallerista Emilio Mazzoli, che crede fermamente nel suo lavoro.

Negli anni successivi partecipa a numerose collettive in Italia e all’estero. La prima personale europea si tiene nella Galerie Susan Wyss a Zurigo (1985). È invitato ad alcune rassegne curate da Achille Bonito Oliva.

I primi anni Novanta vedono Vaccari impegnato principalmente all’estero dove ottiene un considerevole successo in gallerie private e musei.
È del 1994, nelle sale della Galleria Civica di Modena, la più importante esposizione personale in uno spazio pubblico nazionale, curata da Flaminio Gualdoni. Qui vengono presentati trentasei quadri e due grandi sculture.

Dello stesso anno è la grande mostra costituita da quaranta opere, che coinvolge quattro musei del Nord Europa: l’ampia mostra antologica itinerante, curata da Walter Guadagnini, prende il via dall’Horsens Kunstmuseum in Danimarca, nei mesi successivi tocca la Kunsthalle di Wilhelmshaven, la Kunsthal di Rotterdam e il Provincial Museum voor Moderne Kunst di Ostenda.

Nel 1996 viene invitato all’imponente collettiva sulla figurazione europea Die Kraft der Bilder di Berlino e nel gennaio dell’anno successivo presenta, presso la Galerie Levy di Amburgo 80 capricci, la monumentale personale che approderà anche a Bologna e a Bolzano con ottanta, appunto, piccole tele ad olio (25x21 cm) dall’accento bizzarro.
Nel 1998 partecipa a due importanti mostre sulla figurazione Arte Italiana-Ultimi quarant’anni presso la Galleria d’Arte Moderna di Bologna e Continuità dell’immagine presso la Mole Vanvitelliana di Ancona. I due anni successivi registrano la sua presenza in altre interessanti mostre collettive in Italia e in Germania: tra le esposizioni italiane si segnalano la XIII Quadriennale di Roma nel 1999, L’eroe borghese. Temi e figure da Schiele a Warhol nel 2000 e Surrealismo Padano inaugurata a Piacenza nel 2002 da Vittorio Sgarbi.

Nel 2001 rinnova la collaborazione con il gallerista modenese Emilio Mazzoli presso il quale espone Quadri mai visti, cioè i quadri e la scultura (intitolata Testa) prodotti a partire dal 1999, che caratterizzano una nuova e rivoluzionaria fase creativa. La mostra è presentata da Achille Bonito Oliva, esattamente come quella tenuta nella medesima galleria diciotto anni prima.

Le riflessioni di Vaccari sulla pittura si intrecciano con un’intensa attività di studio a carattere epistemologico che conduce l’artista a una nuova e originale messa a punto del proprio immaginario e del proprio stile. Nelle sue opere si vedono riflessi dell’interesse per la filosofia della scienza, la fisica quantistica e la matematica. Gli esiti di questo fervore intellettuale sono presentati in numerose mostre, alla Galleria Pack di Milano (2002), al Museum Moderner Kunst di Passau, in Austria (2003), al Kunsthaus di Amburgo (2005) e alla Galleria Bonelli di Mantova (2007).

Nel 2008 partecipa alla Biennale di Pechino, mentre nel 2011 è tra gli artisti esposti al Padiglione Italia della Biennale di Venezia curato da Vittorio Sgarbi.
In seguito, Vaccari prende parte a importanti collettive sia in Italia sia all’estero, tra cui si segnala nel 2013 la mostra Lieblingsbilder aus der Sammlung Grosshaus presso lo Schloss Gottdorf di Schleswig.
Nel 2015, sempre in Germania, espone nuovamente nella Levy Galerie di Amburgo.
Nel 2017 ritorna alla Galleria Emilio Mazzoli di Modena in occasione di un’importante personale dal titolo “Visioni diverse” curata da Flavio Arensi, che segna il ritorno alla figurazione secondo gli schemi e le iconografie degli anni Ottanta e Novanta, pur con uno spirito rinnovato e fortemente intriso della fase di riflessione scientifica durata oltre quindici anni.

Sue opere sono conservate nelle collezioni di Palazzo Chigi, sede del Parlamento italiano, dello Stedelijkmuseum di Amsterdam, dell'Horsenskunstmuseum di Horsens (Danimarca) e nel Musée d'art et d'histoire di Neuchâtel (Svizzera).
La sua scultura in bronzo Il camminante è situata a Modena in largo Mario Alberto Pucci innanzi alla palazzina Pucci, mentre la scultura La rovesciata di Carlo Parola, è posta nel luogo in cui si trovava la storica Edicola Panini in Corso Duomo a Modena.

Orari: da martedi a domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Lunedi chiuso.
Biglietti: intero: 2 €. Gratuito: Mart Membership, bambini fino a 14 anni.
Info: tel. +39.0461.985511
E-mail: civica@mart.tn.it
Sito web: Mart

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